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IL MALATO
 
IMMAGINARIO     
da Molière 

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con Tommaso Parenti, Chiara Meriggi, Lorenzo Bittini, Eleonora Bassanti,

Ilaria Gori, Alessandro Vanni,

Carlo De Dominicis e Paola Cecchini 

       

adattamento e regia di Tommaso Parenti

consulenza artistica Lara Torriti

musiche originali di Giuditta Tomarchio

aiuto regia di Ilaria Ulivieri

MetropolisTeatro presenta il suo malato immaginario “senza tempo e di tutti i tempi”, costruito su un gioco teatrale che intreccia angoscia esistenziale, divertimento e satira delle nevrosi del nostro tempo.

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Trama

Argan è un malato immaginario che trascorre il suo tempo a cercare malattie inesistenti. Cercano di approfittare di questa mania, la sua seconda moglie, che vorrebbe essere nominata unica erede, i medici e il farmacista. La figlia Angélica ama Cléante, ma il padre vuole darla in moglie a Tommaso, per avere un medico in casa. Antonietta, la cameriera, e Béralda, sorella di Argan, lo convincono a fingersi morto: potrà così scoprire l’ipocrisia di chi lo circonda. 

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Come Il Borghese gentiluomo, anche Il malato immaginario finisce con una burla che si prolunga verso un orizzonte aperto a tutte le conclusioni possibili. Conoscere la fine di Argan importa assai meno delle certezza che, in ogni caso, quella fine è una fine da vittima. Come spiegarla? In fondo, Argan è un piccolo tirannello domestico, l’ultimo dei cosiddetti ‘honnetes hommes’ di Molière dietro la cui semplicità, dietro il cui perbenismo si nasconde un verminoso e complicato intreccio di fobie e di follie. È dunque difficile sottrarsi alla tentazione di leggere “Il Malato immaginario” come un’opera a chiave. Una metafora e un’allegoria politica, dove i rapporti di Argan con la medicina ripetono, puntualmente, i rapporti di qualsiasi brav’uomo, vittima e insieme colpevole, con il potere.

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Note di regia

«Tutto il vostro sapere è una chimera» dice Argan, e a risultargli incomprensibile è la realtà che lo circonda, in cui la conoscenza medica non è che la diretta dimostrazione della vulnerabilità umana. La paura della malattia e la convinzione di aver bisogno di medici strampalati rendono cieco il protagonista, incapace di comprendere la falsità delle persone intorno a lui, così come di apprezzare chi realmente lo ama. Dopo oltre tre secoli di rappresentazioni e riletture, rimane inalterato il fascino delle opere di Molière, incarnazione piena del teatro: autore, regista e interprete delle proprie opere, fustigatore dei vizi della società”.

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